Domani in quasi tutta Italia riaprono bar, ristoranti e negozi. Il mercato, quello grande dove si muovono gli zeri e si decidono i destini dell’economia, invece non ha mai chiuso. Ed è qui che da domani ce la giochiamo, se la gioca l’Italia con le sue speranze di ripresa affidate ad alcune grandi scommesse: tra queste, ci sono il BTp Italia e i prestiti garantiti alle grandi aziende, a cominciare da Fiat.
Un passo indietro. La pandemia ha fermato tante cose, ma non i mercati, le borse, le piattaforme di scambio. Ci ha provato, qualcuno – pochi – ha ceduto, ma per il resto tutto è proseguito come prima. Con la volatilità tipica di queste fasi: borse sull’altalena, petrolio sotto zero, volumi record. L’Italia è periferica, ma c’è dentro: così si spiegano i timori di un assalto estero a ciò che abbiamo di buono, le voci ricorrenti che parlano dei grandi fondi pronti a comprare in saldo, i tentativi di erigere barriere difensive con quello Stato sempre più interventista che – a parole – sembra uno dei pochi punti d’accordo tra Pd e 5Stelle.
Probabilmente ha ragione Giuseppe Conte quando dice che riaprire sarà più difficile che chiudere. Con la fine del lockdown entreranno nel vivo anche alcune questioni di fondamentale rilevanza economica in cui si testerà non solo la tenuta del Governo ma soprattutto la capacità del Paese di costruire se non una politica industriale almeno una strada per uscire il prima possibile da questa maledetta palude.
Due esempi su tutti: Fiat e il BTp Italia, che si preannunciano piatti forti della settimana prossima.
Partiamo da Fiat Chrysler, che – mannaggia proprio lei, avranno pensato al Tesoro – ha deciso di aprire la fila delle imprese che chiederanno il prestito garantito dallo Stato per sostenere le sue attività industriali. Lo strumento è gestito da Sace e su questo punto specifico ha quasi rischiato di cadere il Governo, perché – punto chiave e questione di potere – chi gestisce in teoria può entrare nella società qualora la garanzia un domani venisse escussa. Bene, dopo la richiesta del Lingotto è partito un fuoco di fila di polemiche fisiologico e legittimo: chi sposta la sede legale e fiscale all’estero poi farebbe bene a bussare ad altre porte per chiedere aiuto. Non ci poteva essere pretesto migliore per quel gioco delle parti in cui siamo campioni, dunque via allo stracciamento trasversale delle vesti, mai così prevedibile. Finito il quale, però, è bene che il prestito arrivi. Con tutte le clausole tecniche che lo strumento prevede e magari con un supplemento di clausole politiche che il Governo potrebbe provare a mettere sul tavolo: ma è fondamentale che la garanzia arrivi, che il prestito si sblocchi e che venga realmente utilizzato per far ripartire la filiera automotive sulle vie dell’elettrico promesse dalla stessa Fiat. Ed è bene che il maxi prestito, peraltro erogato da Intesa Sanpaolo (non è un dettaglio, visto il peso politico della banca di Carlo Messina) si ripeta altrove, andando a stimolare altre filiere chiave per il nostro tessuto produttivo. Per una volta che la politica ha deciso di costruire un ambizioso strumento di intervento sul sistema produttivo, pensando all’interesse di occupati, fornitori e di tutto l’ecosistema che lo circonda, ne tragga le conseguenze operative. Immediatamente. Perché non c’è da perdere un minuto. Rischiando di aprire una sorta di tribunale politico sulle imprese per decidere chi merita la garanzia dello Stato.
Anche il BTp Italia è un test importante. Come Vito Lops ha efficacemente spiegato su Il Sole, è un’offerta niente male che lo Stato fa agli italiani e alle loro tasche, che – per fortuna – in buona parte sono ancora piene e rappresentano una delle poche certezze che abbiamo. Non è una chiamata alle armi, ma un’offerta – di mercato – con cui lo Stato invita gli italiani e non solo a condizioni interessanti a farsi leva di salvataggio e sviluppo. È fondamentale che la risposta, di tutti, ci sia. E che l’operazione, a condizioni di mercato e senza troppa enfasi nazionalistico-mistificatoria, si ripeta. Di benzina ne servirà ancora molta.
Domani, quando riapriranno finalmente i negozi, ricomincerà a girare anche la roulette dei mercati, dove si vince o perde per davvero. Servono idee chiare e mano ferma, da parte di tutti.