L’arrivo dell’ex ministro Pier Carlo Padoan nel consiglio di UniCredit con la presidenza in pectore agita le acque del mondo bancario italiano, già intorbidite dall’acquisizione di Ubi da parte di Intesa (che giovedì ne ha visto la celebrazione in assemblea). Che ruolo avrà il deputato Pd eletto a Siena e tra i principali artefici del paracadute pubblico che si è aperto su Mps? E quale ruolo avrà UniCredit nelle prossime puntate di un risiko bancario destinato a proseguire? Non sono questioni banali, a maggior ragione dopo l’inattesa condanna di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola per i loro anni a Siena, in cui per riparare i danni del passato – ha sentenziato il Tribunale di Milano – hanno ecceduto in disinvoltura nell’armeggiare con i derivati costruiti da Mussari & co.
La condanna è di primo grado, ma più che sufficiente a riconnotare politicamente passato, presente e futuro di Mps. E a peggiorare lo stato di salute dei conti, visto che la sentenza getta un’ombra molto più cupa sugli ultimi anni e rende i 10 miliardi di rischi legali molto più rischiosi di prima.
Il risiko bancario
Appena approdato in UniCredit, Padoan in un suo comunicato elegante e non scontato ha tenuto a precisare che opererà con il massimo impegno insieme al consiglio per predisporre il rinnovo del board in scadenza. Della serie: arrivo in punta di piedi, ma arrivo. (Sempre che non si impantani nelle dimissioni da deputato che il Parlamento deve votare).
L’altro polo è BancoBpm, dove l’amministratore delegato Giuseppe Castagna e il presidente Massimo Tononi lavorano su più fronti: nei mesi scorsi hanno flirtato con UniCredit, ora dialogano con Crédit Agricole ma intanto si lasciano aperta un’opzione Bper (che lunedì chiude l’aumento di capitale) non decisiva viste le dimensioni ma senz’altro più comoda dal momento che a Modena comanda l’Unipol di Carlo Cimbri, campione di operazioni straordinarie.
Qualcosa accadrà per forza. Perché la nuova ondata di Npl pandemici arriverà in un paio d’anni al massimo, perché la Bce ha fatto intendere di essere disponibile a pochi sconti e perché tra i banchieri che siedono al tavolo del risiko più che in passato c’è una chiara divisione tra numeri uno e numeri due, che renderà più facile costruire nuovi ticket al posto di quelli attuali.
La lungodegenza
D’altronde vista l’aria di nuovo lockdown che tira prevenire è meglio che curare. I contagi galoppano, la seconda ondata di Covid 19 è più alta (o più tracciata) della prima e i costi salgono. La diagnosi più efficace è quella arrivata in settimana dal Fondo monetario internazionale, che dopo aver invitato a non staccare la spina di stimoli e sussidi ha anche segnalato che a fine anno per la prima volta i soli debiti pubblici globali toccheranno il 100% del Pil.
Grandi esami e piccoli successi
Un’eredità poco gradevole che andrà gestita, e che vedrà messo peggio chi era già messo male. Come l’Italia, che martedì ha festeggiato il primo triennale a cedola negativa, ma intanto sa che la festa non durerà all’infinito. I declassamenti delle ultime ore toccati a Francia e Regno Unito suggeriscono di affrontare con una certa cautela i prossimi esami che toccheranno all’Italia, e che partono proprio venerdì.
Non sono materie d’esame per le agenzie di rating, ma in compenso potrebbe giovare all’umore qualche passo in avanti su due partite industrial-finanziarie decisive: il riassetto di Autostrade, dove lunedì potrebbe (potrebbe) arrivare il doppio via libera dai cda di Atlantia e Cdp, la rete unica tlc, dove Enel sembra intenzionata a far cadere gli ultimi ostacoli.