Chi aumenta la spesa pubblica di solito vuole aumentare la crescita. Ma l’effetto non è scontato, soprattutto per un Paese fortemente indebitato come l’Italia. È quello che ieri Ignazio Visco ha cercato di spiegare nelle sue considerazioni finali in Banca d’Italia. Peccato che ad ascoltarlo non ci fosse lo stato maggiore del Governo.
La lezione è relativamente semplice. Come ha detto il Governatore, l’Italia – con le sua voglia di tagliare tasse e aumentare la spesa a carico del disavanzo pubblico – corre il serio rischio di trovarsi al centro di una espansione fiscale restrittiva, teorizzata dall’economista Olivier Blanchard, fino a pochi anni fa capo economista del Fondo monetario internazionale. Cioè di subire un danno (conti più zavorrati) ma anche una beffa, cioè nessun contributo alla crescita.
L’effetto tenaglia
A illustrare il pericolo è stato lo stesso Visco, incrociando due numeri. Da un lato ci sono le stime della stessa Banca d’Italia, secondo la quale il reddito di cittadinanza combinato con le altre misure in tema di pensioni studiate dal Governo porteranno a una crescita del Pil di 0,6 punti nel triennio 2019/2021. E questo è il beneficio.
Ma fare più debito (necessario a coprire le nuove misure) significa doversi finanziare di più sul mercato, sforare i parametri, mettere in discussione impegni già presi o comunque scritti con l’Europa e i creditori, cioè chi fa il prezzo del nostro debito. Un mix dall’effetto garantito: l’aumento dello spread. Che costa caro: ogni 100 punti base in più, calcola Bankitalia, determinano una riduzione del Pil dello 0,7% nell’arco di tre anni.
Il bilancio finale
Fatti due conti, è più quello che si perde di quello che si guadagna. E questo vale tanto più sale lo spread, che non a caso si è lentamente portato verso quota 300.
Eccola qui, la lezione sull’espansione fiscale restrittiva del professor Visco. Peccato però che nel salone di Via Nazionale, ad ascoltare la lezione, non ci fossero né il premier Conte né i suoi vice, Salvini e Di Maio.