Cerco un centro di gravità differente

Non tira una bella aria. A dispetto dei numeri, che ci parlano di crescita presente e ragionevolmente futura e di mercati finanziari alle stelle, il clima non è dei migliori: da queste parti ci aspettano due mesi di campagna elettorale tanto brutale quanto superficiale e inutile, visto che difficilmente si uscirà da una paralisi che è strutturale, e che si respira in molte comunità locali, in molti quartieri di città. E in molti luoghi di lavoro.

Difficile separare cause ed effetti. Ma il risultato spesso è l’immobilismo, la tentazione di chiudersi a riccio, concentrati a difendere orticelli peraltro destinati a sparire visti i cambiamenti climatici in corso.

Da troppo tempo siamo qui a vivere di espedienti. Che non ci hanno portato molto lontano. La sana tentazione del capodanno è quella di darsi un buon proposito per l’anno nuovo, e allora forse è davvero tempo di cambiare paradigma, come suggerisce Mauro Magatti, sociologo alla Cattolica. Nel suo ultimo libro, letto in queste ultime settimane di polveri sottili, ho trovato un po’ di aria buona e ben augurante per il 2018. E un incoraggiante tentativo di associare alla diagnosi, non banale, una terapia.

Il tema è quello su cui batte da anni, e di cui spesso scrive sul Corriere, la generatività. Che è forse uno dei pochi denominatori comuni di questa Italia così frammentata ma anche piena di energie positive, di voglia di fare, di entusiasmi troppo spesso soffocati dal cinismo dominante.

Ma la generatività è solo il punto di partenza: nel suo volume pubblicato in autunno da Feltrinelli, che si pone l’ambizioso obiettivo di “uscire dalla crisi pensando il futuro” c’è un interessante tentativo di sistematicizzare attenzioni personali, iniziative collettive, politiche sociali e industriali. Dalla cura dell’ambiente a un welfare innovativo, dagli strumenti di Industria 4.0 alle possibili riforme fiscali, c’è una cassetta degli attrezzi colma e variegata. Che punta a un non facile cambio radicale di paradigma, è vero, ma parte da terra: dall’insoddisfazione per un sistema neotayloristico ultra finanziarizzato che così non piace a (quasi) nessuno, per poi suggerire come approdare a un assetto più sostenibile (che di per sè non basta) e in cui ognuno si senta più libero e appagato (e qui sta il bello).

Una buona lettura per superare ansie e cupezze del capodanno. E guardare con spirito nuovo a tutto ciò che succede nel mondo, dal bitcoin in giù.

Good luck and keep going!