A due settimane dallo scadere del mandato, la mozione di ieri del Partito democratico in cui si evoca per la nomina del governatore “la figura più idonea a garantine nuova fiducia” in Banca d’Italia è come l’ordinanza di un sindaco che il 10 dicembre vieti gli alberi di Natale: anzitutto tardiva, e di conseguenza poco efficace. Anzi, probabilmente dannosa.
Il metodo, come si è letto oggi e in particolare sul Sole, è talmente sbagliato da prevaricare il merito. Ignazio Visco non è adatto a un secondo mandato in Via Nazionale? Se ne può parlare. No: se ne poteva parlare. Ora che il Quirinale si è esposto e la decisione sembrava ormai presa, è troppo tardi.
Chiunque sia il prossimo goverantore, la sassata di ieri del Pd, con una mozione che ha tutta l’aria di essere propagandista e anti-Cinque stelle (che peraltro hanno votato contro), un effetto l’ha comunque avuto: il nuovo inquilino di Palazzo Koch sarà un governatore dimezzato. Perché se sarà Visco inizierà il suo mandato senza la fiducia del partito di (attuale) maggioranza parlamentare, se invece sarà un’altra persona si troverà catapultato in virtù di un colpo di mano e non attraverso la costruzione di un consenso.
Rispetto a qualche tempo fa i poteri del Governatore di Banca d’Italia sono ampiamente ridimensionati, ma considerato che è una delle poche voci italiane in Bce e l’attacco continuo a cui sono sottoposte le banche in Europa avremmo bisogno di un governatore raddoppiato, altro che dimezzato.
(Nella foto, Ignazio Visco e Mario Draghi)