Come una bolletta sciaguratamente finita nella borsa della spiaggia, ieri la Banca d’Italia ci ha informato che a giugno il debito pubblico italiano ha toccato il nuovo massimo di 2.281 miliardi: non esiste probabilmente notizia più grigia per un’assolato venerdì agostano, quando forse ha molto più senso meditare su quanto accaduto a Barcellona e quando si ha molta più voglia di pensare ad altro.
Come una bolletta, appunto. Che si potrà tranquillamente esaminare e pagare a settembre, al rientro.
A pensarci, però, in questo mese di agosto di bollette, raccomandate, e pacchi ne sono arrivati più d’uno. Penso a un altro dato uscito in settimana, questa volta dall’Istat, che mercoledì ci ha sorpreso annunciando che nel 2017 il Pil italiano crescerà dell’1,5% (per ora). Questa sì che è una buona notizia, anche se andrebbe misurata con quelle provenienti dal resto d’Europa, dove la crescita media supera il 2%: la distanza con i nostri vicini di casa, dunque, aumenterà ancora.
E poi ci sono gli anniversari. Dieci anni fa, proprio in questi giorni, si sentivano le prime scosse di quello che un anno dopo sarebbe stato il terremoto finanziario innescato dal fallimento di Lehman Brothers: ce lo hanno ricordato in molti, ma a me hanno colpito l’intervista di Giulio Tremonti e del grande economista americano Stanley Fischer: entrambi, a loro modo, definiscono potenzialmente esplosiva la situazione di oggi, con i mercati di nuovo ai massimi storici e la pericolosa tentazione di ammorbidire le regole prudenziali costruite in questi dieci anni per prevenire nuovi terremoti.
Ripenso alla mia estate di dieci anni fa, prima da amici in Sardegna e poi a casa di mia moglie sul Taburno: Prodi al governo in una versione che mi ricorda assai l’odierno Gentiloni, la Juve che tornava in Serie A, un caldo da pazzi.
Giusto così: ad agosto il bicchiere è sempre mezzo pieno. Ma di cosa?
(Nella foto, paesaggio marchigiano nei pressi di Ortezzano durante una corsetta estiva)