Prima che il premier salisse al Colle, stamattina il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge con cui rimette mano alla riforma del Coni per evitare che – domani – il Cio decida di privare l’Italia di inno e bandiera alle Olimpiadi di Tokyo.
Prima di ricevere il premier al Colle, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri sera si è preso l’onere di alzare la voce sul caso di Giulio Regeni, a cinque anni dalla sua scomparsa: l’Egitto dia risposte adeguate.
Le Olimpiadi sono un gioco, per definizione. E l’insensata storia di Giulio Regeni non è di ieri. Ma non è un caso, forse, che queste due vicende riemergano proprio ora, insieme, in questa vigilia di una crisi al buio in un periodo così buio.
Svelano chiaramente l’incapacità strutturale di affrontare questioni piccole ma anche grandi, in cui la politica potrebbe fare la politica, provando a fare sintesi in questioni divisive.
Perché è anche e soprattutto a forza di rinviare un’operazione verità sugli interessi economici che ruotano intorno allo sport che maturano le crisi di governo proprio ora che c’è da costruire il grande piano economico post-pandemico.
Ed è a forza di soffocare l’indignazione per i soprusi, grandi e piccoli, che può nascere una crisi di governo quando nessuno la vuole veramente.
(nella foto, i fiori gialli della mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, preparati a cinque anni dalla scomparsa di suo figlio)