Ci sono storie e Storie. Quella di Chicco Cotto è una Storia, con la S maiuscola. Non perché sia per forza migliore di molte altre, ma perché ha bisogno di qualcosa di grande per contenere tutte le persone e le energie che le hanno dato forma. E che, insieme, possono avere un potere contagioso in quel mondo a volte un po’ ripiegato su se stesso che è l’economia sociale.
Io, fortunato a sentirmela raccontare dai diretti interessati, mi trovo chiaramente in conflitto di interessi. Ma qui, intorno a questa cooperativa sociale nata da un gruppo di amici qualche anno fa e oggi presa in consegna dal colosso italiano del settore (Ivs, una società quotata che deve rispondere al mercato di ciò che fa), ho trovato qualcosa di incoraggiante.
Perché Chicco Cotto dimostra che la disabilità non è altro che una delle tante diversità che compongono la nostra società. E può essere una risorsa, come le altre. In grado di soddisfare la società realizzando se stessa.
Perché svela che con la giusta dose di intelligenza, perseveranza e coraggio si può piegare anche ciò che non diresti mai: la testa delle persone, le abitudini e le leggi.
Perché conferma una cosa che sentiamo dire spesso ma fatichiamo a toccare con mano: l’impresa sociale può essere sostenibile e confrontarsi con il mercato. Anche là dove non fa sconti.
Perché getta un grande sasso nello stagno: in questa Italia ammalata del 2020, che quando guarirà avrà bisogno di trovare nuove vie per la crescita – di qualità oltre che in quantità – è giunta l’ora che nel welfare non si cerchino solo le domande ma anche le risposte.
Ecco perché quella di Chicco Cotto è una Storia. Con chi l’ha ispirata, Andrea Bonsignori, ho avuto l’onore di ripercorrerla e metterla nero su bianco. E per questo gli sarò sempre grato. Ne è nato un libro, Il coraggio di essere uguali, pubblicato da Edizioni Terra Santa, che non vuole celebrare niente e nessuno ma far riflettere, provocare e – soprattutto – incoraggiare.
Qualche giorno fa l’abbiamo presentato con alcuni amici: Piero Chiambretti, Riccardo Rossotto e Gian Antonio Stella, che proprio un anno fa ha scritto un libro che è un pozzo senza fondo e sembra (si parva licet) l’antefatto del nostro: Diversi.
È una Storia di ragazzi, distributori, competenze ed eccellenza. Condite con tanta fatica, molto coraggio, ancora più incoscienza e un valore più di tutti: la dignità. Un miracolo, forse, ma al Cottolengo non sarebbe il primo.