Lo spartiacque di UniCredit e Intesa

Mustier alla guida di Hsbc? No, però… Ubi nelle mani di Intesa? Probabile, ma…

Le priorità di queste ore sono giustamente altre, però in questi giorni intorno alle prime due banche italiane stanno prendendo forma scenari che – comunque andranno a finire – rappresentano uno spartiacque: dopo, nulla sarà come prima.

Piaza Gae Aulenti. Partiamo dalle vicende di casa Mustier. Se, come ha scritto pochi minuti fa il Financial Times con una sospetta assertività, il francese davvero rinuncerà alla proposta di diventare consigliere delegato di Hsbc, i rumors di questi giorni hanno lasciato un segno indelebile. Anzitutto sul titolo UniCredit, che in due giorni ha perso il 7%. E poi tra gli addetti ai lavori, che dopo le voci relative a un interesse da parte di Société Générale e Deutsche Bank, ora si sono visti travolgere dagli appetiti di Hsbc: il fatto che la voce non sia stata a lungo smentita  (può essere che prima della riapertura dei mercati UniCredit faccia chiarezza) non significa per forza che Mustier ci abbia davvero pensato, ma sta di fatto che per quattro giorni in molti hanno ragionato su una torre senza il francese all’ultimo piano. Quasi aprendo con un anno di anticipo il tema del rinnovo del board, come ha sottolineato su Il Sole 24 Ore.com Alessandro Graziani: il nuovo piano presentato a dicembre, imperniato sui 6mila esuberi (volontari e remunerati) e sulla strategia stand alone ha bisogno di chi l’ha congegnato, forse perché trova dentro nel suo ispiratore la forza ma anche il signficato. In una one-man-bank com’è l’UniCredit di oggi non sarà facile pensare al futuro. E ai futuri consiglieri che tra un anno dovranno finire in lista.

Ca’ de Sass. E ora Intesa Sanpaolo. A quasi una settimana dall’offerta shock su Ubi, geniale nei modi e interessante nei numeri, tra i soci della ex popolare sta prendendo forma la legittima ambizione di bloccarla. La partita, come abbiamo scritto anche oggi su Il Sole dove un imprenditore come Angelo Radici ha elegantemente spiegato il suo “no”, in teoria non è del tutto chiusa. In particolare, sarà curioso notare se – come ha detto lo stesso Radici – prevarranno le ragioni finanziarie (che invitano probabilmente a dire sì) o l’interesse a preservare una certa biodiversità bancaria e a privilegiare ritorni di lungo periodo alle maxi cedole (di cui Messina è campione). E poi: che vada in porto o no, l’offerta di Intesa su Ubi dimostra chiaramente che anche in Ca’ de Sass l’appetito non manca. E, con o senza Ubi, dovrà essere in qualche modo saziato.