Due piste per il 2020: identità e responsabilità

A Natale mio cugino mi ha regalato Per un nuovo umanesimo, di don Ciotti e Vittorio Alberti. Pochi giorni prima, un’altra persona non banale mi aveva regalato Essere umani, di Rowan Williams. I due libri sono sottili e per questo in valigia li ho messi entrambi. Per poi scoprire che vanno nella stessa, interessante, direzione: la necessità di partire dall’identità per provare a mettere ordine e poi rispondere alle tante domande senza risposta in Europa e ancor più in Italia. Che poi sono le stesse, e non è poco.

Spesso ci concentriamo sulla crisi economica, quella miscela di finanza e tecnologia che separa sempre di più i ricchi dai poveri. Ma forse è solo un’altra faccia di una crisi culturale, di un continente e un paese strutturalmente spaesato e sfiduciato. Serve un punto, fermo, da cui ripartire. Che può essere proprio “la nostra identità profonda, di noi italiani ed europei, che è in ricerca, non è nè indistinta o diluita, né chiusa e schierata in difesa, ed è sempre stat dinamica e in confronto con l’altro-da-sé”, come scrive Alberti.

È una pista.

Ma una pista promettente, perché fattuale e possibile nel suo essere così carica di quella umanità di cui Williams scrive a fond0 pescando nel cuore. E capace di portare dritta a un’altra chiave, la responsabilità. Che ieri Sergio Mattarella ha messo al centro del suo ricco e sorprendente discorso di fine anno. Perché, come ha detto lui, vale la pena di provarci, e di provare a non tirarsi indietro.

Luigi Ciotti, Vittorio V. Alberti, Per un nuovo umanesimo, I Solferini, Milano, 2019, 124 pagine

Rowan Williams, Essere umani, Qiqajon, Comunità di Bose 2019, 136 pagine