Alitalia, poi l’Iva, ora la Tav e Carige: ode alla palla lunga (alla Julio Cesar)

Da qualche tempo questo governo mi ricorda un calciatore brasiliano: Julio Cesar. Non il portiere dell’Inter del triplete, ma il difensore della Juve di Maifredi e Trapattoni. Perché io me lo ricordo in un gesto, in particolare: la palla lunga.

Sono passati manco trent’anni, ma io ero appena entrato nell’età della ragione calcistica, e me lo ricordo così, questo tondo e fluido armadione brasiliano: ultimo uomo in difesa, un avversario accenna al pressing, lui alza la testa, incassa le spalle e spara, oltrepassando difesa e centrocampo. Poi il ricordo sfuma, si fa vago. La sensazione è che da quei lanci lunghi in generale non venisse un granché di buono, ma qui servirebbe un esperto del settore.

Dunque non so se sia un complimento o un’offesa, ma in alcune scelte questo governo mi ricorda quel Julio Cesar vincitore di Coppa Uefa e Coppa Italia nel ’93, in coppia con un altro che non andava per il sottile: Jurgen Kohler. Penso ad Alitalia (prestito ponte da 900 milioni e commissariamento prorogato fino a giugno 2019), agli aumenti Iva (scongiurati nel 2019, ma se ne riparla tra il 2020 e il 2021, quando la stessa manovra ha caricato 51,9 miliardi di Iva aggiuntiva), a Carige (commissariata per tre mesi prorogabili) e alla Tav Torino-Lione, messa a bollire in un iter un po’ tecnico e un po’ politico che non ha l’aria di essere breve.

Da quello che capisco (poco), la palla lunga aiuta a prendere fiato e a cambiare zona di gioco, ed è così che sta succedendo su queste vicende, piuttosto scomode. O scottanti, come scottava quella palla tra i piedi di una Juve che non ricordo scintillante. O meglio: senza scomodare Cristiano Ronaldo, quando poi sono arrivati il gioco e i piedi buoni, con Marcello Lippi, Del Piero e Zidane, ho capito che la palla lunga è sintomo più di necessità che di virtù.

Come il saggio Julio Cesar, che sprovveduto non era e con una zampata superava tignosi attaccanti in pressing e  sbarramenti di centrocampo, anche i nostri scavalleranno le elezioni europee. Ma poi servirà un guizzo. La Juve di allora, davanti, poteva contare su Roberto Baggio, Gianluca Vialli (in recupero), l’ultimo Pierluigi Casiraghi e un Fabrizio Ravanelli in ascesa. Auguri.