Stamattina ho una buona notizia per mio cugino Enrico: il Belgio ha serie possibilità di diventare campione del mondo di calcio.
Non lo dico io, che di calcio ci capisco poco.
Per vincere in Russia serviranno anzitutto piedi buoni. Ma l’età di chi scende in campo avrà il suo peso – meglio essere giovani, ma neanche troppo – e pure un po’ di benessere. Quello fisico e psichico dei giocatori, che però gli deriva anche dall’aria che respirano a casa loro. E’ così che oltre a Germania e Brasile, favorite pure questa volta, potrebbe spuntare una sorpresa: il Belgio.
Lo dicono gli analisti bolognesi del Crif, che si sono divertiti (c’è chi si diverte così) ad applicare teorie e algoritmi tipici del rating sui campionati mondiali di Russia. Molto interessante: prima di tutto hanno preso in considerazione due variabili tipicamente sportive (l’attuale ranking Fifa della squadra e l’eta’ media dei giocatori che la compongono), a cui ne hanno aggiunte altre due di natura economica, ovvero il ranking di ciascun paese sulla base del Prodotto interno lordo pro capite e il tasso di crescita medio del Pil nell’ultimo decennio. Potremmo qui aprire un dibattito sui limiti del Pil come indicatore del benessere reale, ma non ci vuole troppa scienza per capire che quanto più è in forma un Paese tanto più lo spirito migliora. Lo spirito di chi ci vive e di chi quel Paese lo rappresenta in campo.
Bene, le quattro variabili, osservate su una serie storica dei campionati del Mondo disputati dal 1982 in poi, sono diventate la base di riferimento di un indicatore battezzato Crif World Cup Score. Sulla scala, compresa tra zero e 100, sono state misurate tutte le squadre che prenderanno parte ai mondiali e poi la classficona è stata mediata con le attese dei bookmakers. Risultato: favoriti sono Francia e soprattutto (dico io) Belgio, per la gioia di mio cugino Enrico che da sempre simpatizza.
Nella marea di numeri messi in fila dal Crif ce n’è qualcun altro che mi ha attirato. Dall’analisi sugli ultimi 9 campionati mondiali di calcio è emerso che per vincere serve un ranking Fifa compreso tra prima e nona posizione, un’età media di squadra di 25,8-27,6 anni, una posizione tra il 13esimo e il 55esimo posto nella classifica del Pil pro capite globale, che non deve essere cresciuto meno dell’1,1% e più del 3,1% negli ultimi 10 anni. Una curiosità: l’Italia campione del 2006 era fuori da tutti i parametri, e per il Crif rappresenta la solita eccezione che conferma la regola. O la dimostrazione che, alla fine, quel che serve è soprattutto un po’ di culo.