Se è vero che sul mondo c’è una mole di 233mila miliardi di dollari di debiti, come scrive oggi su Il Sole 24 Ore l’ottimo Vito Lops, vuol dire che – virtualmente – ogni abitante del pianeta ha largo circa un debito sulla testa di 30mila dollari. Se penso al mio mutuo sulla casa, contratto insieme a mia moglie, sto sopra la media. Ma il mio debito, spero, è sostenibile: una rata alla volta, di qui ai prossimi 18 anni conto di estinguerlo.
Il problema è che della media fanno parte tutti, proprio tutti: dagli svizzeri ai burundesi, e basta pensare un attimo a questa cosa per capire che la sostenibilità è tutt’altro che certa.
Il mondo ce la farà mai a ripagare il suo gigantesco debito? Difficile. Ed essendo un debito con se stesso, qualcuno dovrà pagarne le conseguenze. Chi? I più giovani, e i più poveri.
I giovani, non scamperanno: indebitarsi vuol dire comprare tempo, rimandare un impegno più in là nel tempo. Poggiando sulle generazioni future i benefici goduti da quelle attuali.
Ma anche per i poveri non c’è scelta. Basta pensare ai Paesi emergenti, che oggi più per necessità che per scelta si trovano con miliardi di debiti in dollari. Se, come probabile, la banca centrale americana, cioè la Fed, continuerà ad alzare i tassi nel corso del 2018, le loro rate si alzeranno. E visto che anche il dollaro probabilmente continuerà a correre, allora l’aumento della rata sarà duplice. E il peso sulla testa, come quello del ragazzo indiano nella foto qui sopra, diventerà sempre più gravoso.
Reggiamoci forte.