Good night and good luck!

Le cose vanno troppo male perché io possa stare bene“. Così mi ha detto, pochi giorni fa, una persona che stimo. E che non posso definire un ottimista, per lo meno lo è senz’altro meno di me. Ma forse ha ragione. Da tempo, ormai, ci sono segnali evidenti di una degenerazione progressiva: guardando alla mia specie, e alle tante situazioni di cui è responsabile, mi sembra  di cogliere un rapido fluire dall’assurdo, al grottesco, al non-senso.

La deriva vale, ahimè anche e forse soprattutto per i piccoli mondi che frequento, per ragioni di lavoro o di vita (eccoli qui, gli incroci finanziari e gli attraversamenti pedonali). Ho sperimentato altrove che fissare nero su bianco qualche pensiero, giorno dopo giorno, aiuta a non perdere il filo, a non soccombere e forse a capirci qualcosa. Per questo ho pensato fosse giunta l’ora di aprire questa specie di bancarella, pur sapendo che mia mamma non mi ha fatto un buon commerciante.

E dunque, Good night and good luck! Come si diceva a Londra sotto le bombe.