A gennaio non mi sono comprato nulla, il freddo non mi ispira. L’anno scorso a luglio giusto un paio di scarpe. Ai saldi mi rifarò al prossimo giro, pensavo. E avevo ragione. Prossima volta, ho deciso, mi toglierò qualche sfizio: magari la filiale di Mps che c’è a due isolati da casa mia. O, se proprio voglio esagerare, un A320 dell’Alitalia, che magari lo divido con il mio amico Emanuele che è appassionato di aerei.
Ma no, scherzo… mica si vendono queste cose qui ai saldi.
Beh, non è detto.
Siamo in Italia. E se tutto va come sembra, a ‘sto giro c’è qualche possibilità.
Dopo che i lavoratori dell’Alitalia hanno bocciato l’accordo firmato dai sindacati (e qui ci sarebbe da farci un bel ragionamento, ma non sono la persona adatta), la Compagnia è ormai condannata all’amministrazione straordinaria. Ma durerà poco, stando a quello che dicono i ministri. Giusto il tempo di un prestito (prestito?!) ponte dello Stato da 3-400 milioni e poi entro sei mesi Alitalia sarà venduta. Non certo tutta, ma solo quel che c’è di buono: i pochi aerei di proprietà, gli slot, il minimo indispensabile quanto a personale di terra e volante. Tutto il resto finirà nell’ennesima bad company destinata alla liquidazione, temo. Per la parte buona, i potenziali acquirenti non mancano: Lufthansa, si dice, o easyJet, o Ryanair.
Chissà che non mi lascino un A320, o anche solo un A319 che tra l’altro è più facile da parcheggiare (ma tanto Emanuele, che si allena al simulatore, non ha problemi).
Diversamente, avrò di che consolarmi. Con che cosa? Una banca, ad esempio.
A forza di sentirne parlare, mi è venuta voglia di provare a vedere come funziona dal di dentro. Avrò l’imbarazzo della scelta: a giugno lo Stato dovrebbe diventare azionista di maggioranza del Monte dei Paschi di Siena, con l’obiettivo di disfarsene il più presto possibile; difficile che ce la faccia in meno di tre anni, ma formalmente la banca più antica del mondo sarà in vendita da quasi subito. E per Popolare di Vicenza e Veneto Banca la sorte è la medesima: ci sarà da aspettare qualche mese in più, ma visto lo stato di salute (pessimo) delle due banche c’è la possibilità, tutt’altro che remota, che i prezzi siano anche più bassi.
Basta aspettare. E se volessi addirittura pazientare fino al 2018 potrei comprarmi qualche sedile del Frecciarossa Mille. L’anno prossimo finirà sul mercato il 30% della business unit di Trenitalia che gestisce Frecce rosse, argento e bianche, dunque…. se mi avanza qualche milione va a finire che mi porto a casa addirittura l’equivalente di un’intera carrozza. In questo caso so già con chi spartire: con Marco. E così voglio vedere se ancora ci fanno prenotare.
Scherzi a parte, qui si vende tutto. O meglio, molto è destinato a finire in vendita. Compreso un altro pezzo della Cassa depositi e prestiti, che poco si presta a facili ironie ma molto vale e non solo economicamente, considerato che ha in pancia la raccolta postale.
E’ curioso notare che sia quasi sempre lo Stato a vendere, anche se non sarebbe il suo mestiere. Nel caso delle banche, ha dovuto salvarle iniettando risorse pubbliche che molto probabilmente non tornerranno mai indietro, nel caso dell’Alitalia c’è un forte interesse politico a pilotare verso una soluzione non troppo onerosa per i lavoratori e il Paese, nel caso delle privatizzazioni – treni, Cdp e tutto il resto – c’è da arginare il debito pubblico.
Comprerà qualcuno? Probabile, per tutto c’è un mercato. Ma chissà a che prezzo. Il rischio di una clamorosa svendita, l’ennesima, è dietro l’angolo. E difficilmente sarà l’ultima.