Ieri la Commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha detto che il caso Mps “creerà un precedente in Europa”. In mattinata, l’amministratore delegato di Deutsche Bank, John Cryan, ha dichiarato che il gruppo tedesco, alla vigilia di un aumento da 8 miliardi di euro, ha deciso di serguire l’esempio di UniCredit.
Dunque le banche italiane fanno scuola in Europa. Ci sarebbe da rallegrarsi.
Non fosse che in entrambi i casi si tratta di due precedenti assai costosi: il Monte, sempre che Bce e Commissione europea si mettano d’accordo, avrà bisogno di 8,8 miliardi, in gran parte dello Stato. UniCredit, invece, ne ha appena chiesti (e ottenuti) 13 dal mercato, dopo aver ceduto asset per altri 7 miliardi e chiuso un bilancio 2016 in rosso per 12 miliardi.
Totale: 30 miliardi circa, per due esperimenti di cui l’Europa sembra finalmente accorgersi. Chissà mai che tutto questo aiuti anche a prendere coscienza del fatto che il problema-banche non è solo italiano (Deutsche è …. tedesca?) e merita di essere guardato anche con gli occhi della politica e non solo con quelli del tecnocrate.
Ps. UniCredit e Mps, probabilmente, saranno materia per la commissione d’inchiesta di cui Matteo Renzi oggi ha ribatito l’importanza sul Sole. Al riguardo, l’ex premier ha ricordato il peso della riforma delle popolari (a buona ragione), ma da approfondire ci sarà anche tanto, tanto altro.