Nel bene e nel male, il BTp rimane tra i protagonisti del mercato all’ingrosso e al dettaglio (oltre che un’ossessione qui in Kordusio, non ce ne voglia chi si trova a passare da queste parti).
Ieri, per bocca del responsabile investimenti in Italia Bruno Rovelli, BlackRock – il più grande acquirente al mondo – ha confessato di avere sul mercato del debito una preferenza per quello italiano. Come dargli torto: con un tasso dell’1,2% (poco ma tanto visti i tempi) per rischio-rendimento il BTp batte tutti, soprattutto finché l’inflazione resterà bassa e l’ombrello delle banche centrali resterà aperto. Se e quando cambierà il vento, ci sarà modo di riposizionarsi. Tradotto: la festa per ora può continuare.
Un po’ meno buono il segnale di fumo mandato da Bruxelles da Paolo Gentiloni: nelle trattative comunitarie che nelle prossime settimane sono chiamate a stringere sul Recovery Fund l’Italia «potrà contare di più se non cancella, fra i suoi obiettivi, quello del controllo del debito pubblico», ha detto il commissario Ue. Tradotto: occhio a non sottovalutare troppo la questione.
Chi ha ragione, tra il pragmatico BlackRock e l’ombroso Gentiloni?
Un po’ tutti e due, come sempre. Perché siamo all’eterno dilemma tra cicala e formica, dove la cicala è lo Stato e la formica sono i risparmiatori. A cui proprio da lunedì tornerà a bussare il Tesoro con il nuovo BTp futura di cui oggi sono state rivelate le condizioni. La novità non banale, come si è osservato già qui in Kordusio, è che questa volta l’incasso di chi sottoscrive sarà legato all’andamento del Pil italiano, quindi più si cresce e più si guadagna. Ma se non si cresce si guadagna poco.
Ai risparmiatori l’ardua sentenza.
(Nella foto, la nave scuola Vespucci in versione tricolore davanti al porto di Genova)