C’era ancora Sergio Marchionne quando la Fiat si è seduta al tavolo con gli americani di Kkr per trattare la cessione di Magneti Marelli. C’era il Dottore, dunque, che – ancora a Balocco il primo giugno – faceva sapere di essere pronto a quotarla, Marelli, pur di alzare il prezzo delle trattativa parallela che intanto portava avanti con i private equity. E lo stesso Marchionne diceva che per meno di 6 miliardi non l’avrebbe venduta.
Tutto come da lui auspicato: Marelli è stata comprata da Kkr attraverso la giapponese Calsonic per 6,2 miliardi di euro. E così si creano le premesse per costituire un nuovo gigante mondiale della componentistica auto, in una fase in cui dimensioni e trasversalità non sono un dettaglio per chi produce componenti per un settore in piena transizione verso ibrido ed elettrico.
Se è vero che da mesi si lavorava con Kkr e che più volte si è andati a un passo dalla firma, Fiat ha scelto un ottimo momento per chiudere: con l’aria che tira su Piazza affari (anche se il downgrade di Moody’s era già scontato) meglio avere una buona notizia da spendere: a caldo, la Borsa ha festeggiato con un +5% per il titolo Fca. Il prezzo, d’altronde, è il colpaccio nel colpaccio. I 6,2 miliardi di oggi valgono più dei 6,2 di qualche mese fa: il proft warning lanciato da Daimler (sic) venerdì è solo l’ultimo di una serie di segnali di un mercato globale dell’auto che mostra un certo affaticamento, come sa bene Andrea Bonomi fresco dell’Ipo della “sua” Aston Martin. In questo clima, meglio averli tutti e subito che sbattersi per una quotazione dall’esito incerto.
E ora? Se l’accordo è un colpaccio, quello che verrà ora è denso di incognite.
Per Fiat, dove quasi tutto ciò che non è Jeep soffre. E l’elaborazione del lutto manageriale di Sergio Marchionne non potrà che richiedere mesi, forse anni.
Per l’Italia, che con Marelli giapponese avrà un fronte in più da presidiare. Per carità: meglio i giapponesi (che peraltro hanno già fornito garanzie occupazionali) di molti altri, ma … anche a Corbetta e dintorni d’ora in avanti meglio non fare errori.
(Aggiornato alle 9,15 del 22 ottobre)