Domani Sergio Marchionne tornerà protagonista: dopo settimane di silenzio (non inutilmente trascorso, visto l’andamento del titolo Fca delle ultime settimane) e più di un mese dopo la presentazione ad Arese del ritorno in Formula 1 di Alfa Romeo, parlerà al Salone di Detroit. Di cosa? Difficile che anticipi molto del nuovo piano industriale che sarà presentato a giugno. Ma non potrà (e probabilmente non vorrà) astenersi dal tema che da anni pende sulla testa di Fiat Chrysler e di tutto il settore automobilistico: le alleanze.
Di tanto in tanto torna d’attualità anche per Fca. Una volta il partner possibile è Gm, un’altra Volkswagen, un’altra ancora Hyundai. Con i suoi consulenti americani il “dottore” pare averle tutte costantemente al vaglio, nulla ancora sembra maturo ma un dato è certo: come scritto da Marigia Mangano su Il Sole 24 Ore di oggi, il +205% fatto segnare dal titolo Fiat in tre anni ha inciso, e non poco, sui valori in campo. Oggi Fca vale 30 miliardi di dollari, che è pur sempre la metà di Gm ma molto più del 20% di inizio 2014: il 2018 sarà l’ultimo anno di Marchionne al volante di Fca (poi si dovrebbe concentrare su Ferrari) e il mercato scommette su un finale con il botto, forse domani arriverà qualche indizio.
E qualche indizio è atteso anche su Alitalia, visto che sempre domani si incontrano i tre commissari con i ministri Calenda e Delrio. Come rivelato da Mara Monti su Il Sole 24 Ore in settimana, si sono rifatte vive sia Air France che Delta: anche se non ci sono ancora offerte formali, c’è un interesse sufficiente a uscire dalla morsa di Lufthansa (che offre poco e chiede molto) e a dimostrare che la compagnia, se gestita con buon senso, può almeno stare a galla. O meglio, in volo, da sola. La partita è ancora difficilissima e le elezioni alle porte non aiutano, ma chissà mai che si riesca nel colpaccio. Cioè a risolvere, una volta per tutte, una questione che da decenni pesa sulle tasche degli italiani. Tutti, non solo i frequent flyer.