Dal 30 marzo, grazie all’intervento del Governo, Alitalia tornerà a volare tra Roma e Reggio Calabria. Buon per loro. Ma il fatto è un altro: sembra dipendere dallo Stato anche il piano (in teoria) privato di salvataggio, che senza una garanzia pubblica scricchiola prima ancora di cominciare. A volte ritornano.
E lo Stato, come ragionavamo la settimana scorsa, sarà decisivo anche sulle sorti di Mps, Popolare Vicenza e Veneto Banca. In settimana, però, si è colto qualche segnale nuovo: nonostante tutte le fatiche a mettere d’accordo Bce, Commissione europea e tutto il resto, la ricapitalizzazione pubblica del Monte sembra avvicinarsi. Ma se il cammino è stato faticoso per Mps, figuriamoci per le due ex popolari venete: grazie a un’ultima proroga le procedure di conciliazione con i vecchi soci probabilmente centreranno l’obiettivo dell’80% di adesioni (o ci andranno vicino), ma dalla Bce e soprattutto dalla Commissione europea non arrivano segnali sul fabbisogno di capitale nuovo e sul trattamento di quello vecchio: difficile, con tutte queste incertezze, capire se il socio Atlante avrà ancora un ruolo e dove (capitale o npl?) e se lo Stato potrà aprire il suo paracadute. E il tempo non gioca a favore. Anzi. Morale: timide schiarite sul Monte e nubi sempre più minacciose tra Montebelluna e Vicenza.
Anche perché intanto la responsabile della Vigilanza della Bce, Danièle Nouy, al Parlamento europeo giovedì ha fatto intendere che qualche banca, prima o poi, dovrà chiudere. Sinistri presagi?
Restando alla Bce, in settimana si è chiusa l’ultima asta Tltro 2. In pratica, l’ultima delle iniezioni di liquidità a tassi negativi (-0,4%) pensate da Mario Draghi per aiutare le banche a fare più crediti: come prevedibile e previsto, è stato un successone. Le italiane, da sole, si sono portate a casa oltre 60 miliardi (più della metà a Intesa e UniCredit), che praticamente equivalgono a quasi un miliardo di potenziali interessi incassati sui quattro anni (lo 0,4% di 60 miliardi è 240 milioni, per quattro anni = 960). Ma la provvista è stata fatta anche in vista di un prevedibile progressivo rialzo dei tassi. Che cambierà la vita a tutti.
Si parva licet, merita un cenno la rissa in corso tra azionisti vecchi e nuovi di Carige: martedì in assemblea si voterà il quarto bilancio in rosso di fila e un’azione di responsabilità contro i vertici del passato. Cioè il padre-padrone per 25 anni Giovanni Berneschi, condannato, e il tandem Montani-Castelbarco, messo lì dalla Banca d’Italia per ripararne i danni. Ora chi comanda è la famiglia Malacalza, che giustamente fa quel che vuole (e può), ma certo la guerra di tutti contro tutti non aiuta a dare un po’ di tranquillità a una banca che oltre al passato deve fare i conti con il futuro: nuovo aumento, cessioni di Npl, ritorno alla redditività.