Dai che se tutto va bene ci aspetta una crescita timida e infelice

Non mi sento un accanito sostenitore della crescita fine a se stessa: penso che non conti solo la quantità ma anche la qualità delle cose. Per dire: a un’abbuffata di patate lesse preferisco un piattino di melanzane alla piastra cucinate da mia moglie.

Non mi sento neanche un discepolo della decrescita felice. Un po’ perché, nonostante il tema mi stuzzichi, non ho mai avuto modo di approfondire e un po’ perché penso che se uno parte in basso decrescere significa sprofondare. E quindi mi sembra, in linea di principio, poco rispettoso.

Così, su due piedi, mi sento di dire che una crescita infelice o a una decrescita felice prediligo una felice stagnazione.

Ecco perché non riesce a uscirmi dalla teste una delle cose dette stamattina dal governatore Ignazio Visco: “Agli attuali ritmi di crescita il Pil tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima metà del prossimo decennio”.

Altri passaggi del suo lungo discorso, visto il gran casino sulle banche italiane, hanno catalizzato l’attenzione. Ma pure questo non era male.

Rewind:

Agli attuali
ritmi di crescita
il Pil
tornerebbe
sui livelli del 2007
nella prima metà
del prossimo decennio

Però.

Io non ricordo il 2007 come un anno di vacche grassissime. Nè dalle mie parti, nè intorno a me. Mi vengono in mente un debole governo Prodi, il lancio della nuova Cinquecento, una bella vacanza in Sardegna, i miei 30 anni. Tutto bene, per carità, ma non mi sembra che allora ci dicessimo che si andava alla grandissima.

E poi penso: per tornare al “mitico” 2007 serviranno solo più 5-6 anni di fila di Pil a +1%. Ma chi ce lo assicura? Per arrivarci ci abbiamo messo una vita, e vuoi che di qui ad allora non succeda qualche altro bel casino, o una bolla, o una mini-recessione?

Infine, mi torna in mente una cosa che mi è capitata sotto gli occhi qualche giorno fa. Una ricerca presentata a Milano da Astarea, da cui emerge – ma è solo una conferma, neanche una novità – che gli italiani sono i più infelici d’Europa.

La conclusione sarà affrettata e un tanto al chilo, ma tiro rapido le somme: se tutto va come deve, siamo condannati a una timida crescita infelice.

Ma no, dai.

Il nuovo governo sicuramente stabile che uscirà grazie alla nuova legge elettorale, sicuramente appoggiato dall’Europa e dalla fiducia dei mercati sulla nostra capacità di affrontare con coraggio la sfida del cambiamento ci darà una mano.